i due e pertanto, in mancanza di una sentenza ufficiale, non potevano trattenerli. A quanto pare, erano riusciti a stabilire che il lasso di tempo intercorso tra il momento in cui i testimoni avevano visto Clive e Edwin lasciare il locale Da Paulette con Alison e quello in cui l’agente Cannadine li aveva fermati su Mayfair Road, sarebbe stato insufficiente a raggiungere Faraway Cay e tornare indietro.
Come prevedibile, i miei erano sconvolti. Io sedevo sul letto accanto a mia madre, ricordo che mi dava dei colpetti sulla schiena sempre più decisi e alzava il volume della televisione man mano che, in terrazza, i toni della discussione tra mio padre e il capo della polizia si facevano più accesi.
“Mi spiega, se non le dispiace, come fate a essere certi che il lasso di tempo non sarebbe bastato?” domandò mio padre. Non stava fermo un attimo, le mani sepolte nelle tasche.
“Nel corso delle indagini abbiamo condotto numerose simulazioni, le nostre imbarcazioni sono salpate da tutte le località possibili. Il lasso di tempo in cui i due uomini si sono allontanati non sarebbe mai stato sufficiente.”
Mio padre scoppiò. “Come fate a essere sicuri del lasso di tempo? Chi vi dà la certezza che non sia durato un’altra mezz’ora o anche di più?”
“Abbiamo tre testimoni a confermare l’orario in cui hanno lasciato il locale. Il testimone che li ha visti più tardi è uno dei nostri agenti.”
“Certo, vi torna comodo.”
“Le assicuro che la sua testimonianza è autentica.”
“Be’, ora sì che mi sento meglio. Adesso sì che mi fido ciecamente del… Com’è che l’ha chiamato? Corso delle indagini?”
“Esatto.”
Mio padre smise di agitarsi. Si avvicinò al capo della polizia e lo affrontò a muso duro. “Quei due sono complici. Forse non hanno agito neanche da soli. Magari è stato qualcun altro a portarla su quell’isola, non lo so. Non spetta a me scoprirlo, spetta a voi. Ma io so che in un modo o nell’altro sono colpevoli, e lo sa anche lei.”
“Capisco che sia turbato.”
“Già, turbato. Mi sento proprio così.”
“Ho alcune domande da farle, signore, ma forse è meglio riprendere domani.”
“Per carità, proceda pure.” Mio padre allargò le braccia in segno di debole esortazione.
Il capo della polizia esitò per un attimo, poi continuò. “Di recente aveva notato cambiamenti in sua figlia?”
“Cambiamenti di che tipo?”
“Ad esempio, era irrequieta? Aveva adottato comportamenti sconsiderati? Non sembrava più lei o aveva mostrato segni di depressione?”
Mio padre scoppiò a ridere, una risata fredda, forzata. “Allora è questa la storia che cercate! Non può essere un omicidio, vero? Sai che guaio per gli affari.”
“L’unica storia che cerchiamo è la verità.”
“La verità è che Alison è l’esempio perfetto di una ragazza che non desta preoccupazioni.” Fece una pausa. “Era.”
“Capisco.”
“Sul serio? Non ne sono tanto convinto, quindi apra bene le orecchie. Mia figlia è stata uccisa qui, su quest’isola, e se mai mi venisse il sospetto che non state cercando la verità, le posso giurare che mi vedrà in tutti i notiziari d’America a invocare il boicottaggio totale della vostra bella isoletta e non avrò pace finché non vedrò fallire anche l’ultimo rum bar.”
“Capisco, signore. Grazie per il suo tempo.”
A una settimana dal ritrovamento di Alison, tornammo a casa. Mio padre trascinò due valigie per l’aeroporto di Saint X, la sua e quella di mia sorella. Quanto eravamo piccoli, noi tre, una famiglia mutilata.
“È ora di tornare alla realtà,” disse con aria amichevole l’uomo seduto accanto a mia madre, mentre ci lasciavamo il gate alle spalle.
Lei sorrise e annuì educatamente. Chiuse gli occhi e li riaprì solo quando atterrammo a New York.
Io avevo un posto lato finestrino. Appena l’aereo cominciò a inclinarsi verso il cielo, appiccicai il naso al vetro. All’inizio l’isola lo riempiva tutto. Ma dopo poco si ridusse a un sottile squarcio nel mare pallido. Nel giro di qualche secondo era sparita e noi attraversavamo un’immensa coltre di nuvole.
I miei capelli si fecero spenti e incolti. Il cuoio capelluto era un’aureola increspata. Non avrei avuto il mio momento di gloria presentandomi a scuola con le treccine, una delusione che bruciava persino alla luce di quello che avevamo passato. Il più delle volte, i miei non facevano neanche caso a quella chioma ormai indomabile. Ma nei momenti più inaspettati, uno dei due sembrava vedermi con lucidità; studiavano le treccine, poi tendevano una mano per toccarle come si fa con una specie di strana reliquia.
Alla fine, la sera prima del funerale di Alison, mio padre mi disse di mettermi di fronte allo specchio del bagno. Srotolò gli elastici di gomma, lasciò cadere le perline