mettere la macchina in garage.”
“Non dimentichiamoci di invitare i Vitales a cena.”
“Dobbiamo iscrivere i bambini al torneo di baseball.”
I genitori delle sorelle non sono da meno. Due giorni prima della partenza, mentre prendono il sole, la madre si ricorda dei libri della biblioteca rimasti a stazionare sul comodino, anche se avrebbe già dovuto riconsegnarli. Al ritorno li restituirà, ne prenderà in prestito di nuovi e li leggerà sul serio, stavolta. Questo viaggio ha risvegliato in lei l’amore per la lettura. Il padre annuncia che ricomincerà con la palestra al mattino prima del lavoro, come faceva un tempo, e niente scuse. Si sentono rigenerati. Sono addirittura impazienti di lasciare l’isola e tornare a casa, dove potranno concretizzare i loro piani, fare buon uso di tanta energia. La vacanza ha raggiunto il suo scopo, non vedono l’ora di ripartire.
Solo pochi giorni fa immaginavano di mollare lavoro, casa, la vita di sempre e di trasferirsi qui. C’è chi ha persino passato un intero pomeriggio a visitare proprietà con un agente immobiliare. Ma ora si rendono conto di essersi semplicemente abbandonati a una fantasia che, come quasi tutte le fantasie, non rispecchia i loro desideri. Alla lunga si annoierebbero qui. Tutti quei colori sgargianti stancherebbero la vista. Il frastuono dell’oceano finirebbe per tormentarli.
Gli ospiti partono ogni giorno. La navetta del resort li riporta indietro, lungo il viale costeggiato di palme, sulla strada cittadina piena di buche, oltre le case di cemento, i galli e le capre, oltre i vestiti che sventolano appesi ai fili nei cortili sabbiosi. All’aeroporto internazionale Sir Randall Corwin ripercorrono l’asfalto, le scalette dell’aereo, prendono velocità sulla pista e si alzano in volo. Atterrano a Boston a New York o a Chicago nel bel mezzo di una nevicata impalpabile e guidano sulle strade buie che li condurranno a casa.
Come sempre, hanno dimenticato qualcosa – in camera, in piscina, seppellito nella sabbia. I membri dello staff portano la roba agli oggetti smarriti, ma è raro che venga reclamata. Una volta al mese, Gwendolyn della spa li consegna alla chiesa Battista. Una collanina d’oro con un ciondolo di ametista. Una giacca di jeans. Uno scialle rosso. Occhiali a non finire. Una fotocamera (il rullino al suo interno non verrà mai sviluppato). Un thriller giudiziario. Un orologio con il quadrante verde.
Manca un giorno al ritorno a casa, Alison, Clairey e il padre raggiungono la donna che fa le treccine seduta sotto un ombrellone azzurro cencioso. L’uomo le consegna sessanta dollari, scatta una foto alle figlie (per un attimo la donna smette – senza tradire emozioni, pensa il padre – di pettinare i sottilissimi capelli bianchi di Claire e alza la testa), poi se ne ritorna sulla sdraio.
Mentre la donna fa le trecce a Claire, le sorelle frugano nel cesto di perline, scelgono quelle viola e bianche.
“Torno fra poco a vedere come va,” dice Alison. Le stampa un bacio sulla fronte e si allontana.
Per le treccine ci vogliono quasi due ore. Per la gioia di Claire, la donna non cerca di attaccare bottone. Le piace starsene seduta lì, tra il silenzio e la sensazione di quelle mani che armeggiano rapide ma delicate con i suoi capelli. Il sole scotta, il prurito sulle gambe è quasi insopportabile, ma lei resta immobile a pregustarsi il suo ritorno a scuola con le treccine, il tintinnio delle perline che accompagnerà i suoi passi e l’invidia che susciterà nelle compagne.
Una volta finito, la donna porge a Claire uno specchio appannato. Le stanno meglio di quanto avesse osato sperare.
La donna la squadra. “Però! Che bambina paziente!”
Durante la notte, Claire si graffia nel sonno. Continua a grattarsi, ma non c’è verso di fermare il prurito. Si gira e si rigira nei sogni. Quando si sveglia è l’alba, la luce è ancora debole. Le punture sulle gambe sono incrostate di sangue secco, color ruggine. Ha macchiato anche le lenzuola bianchissime, chiazze di un rosso talmente perfetto da stordirla. Si guarda intorno. Alison non c’è.
Cosa fanno un padre e una madre quando una delle figlie li sveglia per avvertirli che l’altra è sparita? Tanto per cominciare, cercano di non farsi prendere dal panico. La loro bambina sarà andata a farsi un giro per il resort. La struttura è enorme, potrebbe essersi cacciata ovunque. Forse è uscita a fare una corsa, oppure è andata ai campetti a schiacciare palle da tennis contro il tabellone. Quel lampeggiante di un kayak al largo potrebbe essere lei – magari ha deciso di cimentarsi in un ultimo sport acquatico prima della partenza. Ieri sera, al bar, deve aver bevuto