banca. Oggi lo snodo sinuoso di Mayfair Road è disseminato di cartelloni che pubblicizzano la banda larga, ma le chiese di stucco bianco sono ancora in piedi così come il Perry bar, e la torre radio con la vernice rossa che si scrosta, le case con il tetto di metallo e i cortili sabbiosi. Supera il Devil Hill ed eccola, Little Beach. È quasi sera, e sono tutti lì. Con i loro ombrelloni e i cesti da picnic, le borse frigo piene di cola e Carib. Sul mare galleggiano costellazioni di famiglie. I bambini escono dall’acqua strepitanti e corrono sulla banchina, non si fermano neanche a prendere la rincorsa prima di tuffarsi dal bordo, ancora e ancora, senza soluzione di continuità.
Cerca tra i volti e vedrai una donna seduta su un telo bianco e blu, un punto fermo in mezzo al chiassoso ritrovo di famiglie. Il nipote più grande dribbla sulla sabbia. Il più piccolo dorme accoccolato nell’ombra proiettata dal corpo della donna. La nuora culla e conforta, distribuisce baci e dolcetti al tamarindo. I figli, Bryan e Eddie, se la ridono scrollandosi di dosso le fatiche della settimana lavorativa. A volte stenta a credere che tutto questo le appartiene. Sara Lycott non è più giovane come un tempo né come ancora le capita di sentirsi ogni tanto, finché non si vede riflessa in una vetrina e trasalisce di fronte allo sprazzo argenteo dei suoi capelli. Sono passati anni da quando ha posato per la prima volta dei fiori di lisianthus sulla tomba di sua madre. È straordinario: una donna della sua età, che da tempo non è più la figlia di nessuno, quando sente una storia buffa al notiziario o quando raccoglie la prima mela cannella matura in cortile, apre la bocca per chiamarla: “Mamma?” Certe notti, le capita ancora di patire la nostalgia della casa materna. Le mancano le lenzuola impregnate di odori umani, che erano diventate lisce come olio per la sporcizia. Lo sgocciolio di un lavandino lasciato a perdere acqua per tutta la sua infanzia. Il puzzo della frutta che marciva in frigo o dell’urina di sua madre in bagno. A casa sua, lava e stira le lenzuola tutti i giovedì. Il bagno è sempre scrostato e odoroso di candeggina. Quando si rompe una cosa, la ripara. Quando una confezione è vuota, la butta via.
La cosa migliore che abbia mai fatto è stata dare l’esempio ai suoi figli. Se tutto quello che poteva offrire loro era tenersi dentro quegli spazi bui e squallidi, be’, è già tanto. Magari agli altri sembrerà poco, ma lei sa bene che è tutto. Li ha liberati da un fardello di cui non sono nemmeno a conoscenza. Il fardello di essere tormentati da un dolore acuto, implacabile, per tutti gli errori commessi.
È sopravvissuta a tutti loro. A sua madre. Al padre di cui non ha mai saputo il nome e che dev’essere morto ormai da anni. A Edwin, di cui si è presa cura fino all’ultimo respiro ma che neanche allora le ha mostrato chi era davvero. (Eppure, mai due bambini hanno avuto un padre tanto amorevole.) Solo Clive è ancora vivo, chissà dove. I pettegolezzi arrivano fino all’isola. Pare che abbia lasciato New York per trasferirsi sulla costa ovest. Secondo un’amica, si è sposato e ha avuto una figlia. Ma si tratta di informazioni parziali. Le capita raramente di pensare a lui. Un capitolo difficile della sua vita, all’epoca era molto giovane. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che è stata qui con qualcuno di loro, che è spaventata da tanta longevità. Ultimamente, ha come l’assurdo timore che potrebbe vivere per sempre.
Il bambino accanto a lei si agita e piange. Fa per toccarlo, ma Bryan la precede e lo prende in braccio.
“Calmo, calmo, piccolo mio,” sussurra. “Va tutto bene. Stai tranquillo.”
Spingendoti fino all’estremità del versante meridionale dell’isola, ti ritroverai su una spiaggia diversa, dove la sabbia è soffice come panna. Sulla battigia, i bambini fanno la ruota e giocano a seppellirsi nella sabbia. Uno di loro si avvicina una conchiglia all’orecchio e ascolta i segreti del mare. Una madre pensa di prendere il telefono e immortalare lo spettacolo, ma poi decide di goderselo e basta. Una nave da crociera scivola silenziosa in lontananza. Altrove, in un altro mondo che è sempre parte di questo mondo, sta nevicando.
Più in là sulla spiaggia, c’è una bambina seduta sotto un ombrellone con una donna che le fa le treccine. In acqua, due fratelli con le tavolette abbinate cavalcano le onde docili. Un